Indeterminato

“Ispettore Montag, ispettore Montag, si fermi, abbiamo un caso. Un tizio, morto, trovato in un bagno di una libreria, in pieno centro”
“New York è una città di merda” risposi ad Agos, un ciccione assurdo, ma forse uno dei più intelligenti poliziotti del commissariato.
Fece finta di non sentire, e continuò: “ Un amico dice che la vittima era stata in chiesa, la St. Marie di via Stone, all’incrocio con la quarta, un commesso del LoganStore sostiene che sia passato anche di là, che era un po’strano”
“Vado”.

La mia amata Cort 57 ci impiegò un attimo a portarmi a destinazione. Ricordo ancora il giorno in cui mio padre me la regalò, era quasi sicuramente giugno, e mi disse: “Tu prenderai il pullman fino ai 25 anni, hai capito?”
“Perché proprio venticinque anni?”
“Perché io non guiderò più. Allora”
“Certo, solo per farti scarrozzare in giro da me!”
“No, solo per non farmi investire”
Mio padre sapeva che ero un guidatore pessimo, non credo di aver nemmeno mai giocato con le macchinine, da piccolo.
La chiesa di St. Marie era più brutta di quanto non ricordassi, moderna fino al buco del culo, con paraste ioniche completamente a caso, disarmoniche rispetto a quella forma di capanna che l’edificio voleva imitare. Percorsi di corsa i sei infernali scaloni che conducevano all’ingresso, entrai, feci il segno della croce per inerzia, mi sedetti infondo alla chiesa.  Davanti a me, più in là di qualche panca, c’era inginocchiato un ragazzo, sui 17, biondo. Era completamente assorto nei suoi pensieri, ma non credo che stesse pregando, piuttosto stava cercando risposte, la vita è strana se glielo concedi.
Gli avrei parlato volentieri, ma le confessioni stavano per concludersi, e io dovevo assolutamente vedere il  prete.
Non me lo ricordavo così scomodo, il confessionale.
“Vado di fretta”
“Nel nome del padre del figlio dello spirito santo… confessa tutti i tuoi peccati”
Non ricordavo fosse così meccanico, Don Michael.
“Beh, cosa posso dirle, ho detto parolacce, ho in qualche modo, tradito qualche comandamento qua e là, non ho bestemmiato, e poi… e poi ho ucciso”
“Ucciso?”
“Si Don Michael, mi guardi in faccia, sono Montag, quello della Omicidi, il mio lavoro implica anche questo, lo dovrebbe sapere…”
“Io ti assolvo, nel nome del padre del figliolo dello spirito santo, O Gesù d’amore…”
“Senta non ho tempo, è passato di qua un certo Stefano Mariani?”
“Si, si, era un po’ sbronzo.. sarà stato due ore fa, viene spesso qui, è un bravo ragazzo, in realtà”
“Le ha detto qualcosa di strano?”
“Peter, il segreto confessionale, lo sa meglio di me”
“Fanculo, quel ragazzo è morto”
“Cristo Santo” urlò e scappò via, come un’anima dell’inferno Dantesco, senza fare troppo rumore, ma lasciandomi pieno di dubbi.
Appoggiai la testa allo schienale, era incredibilmente scomodo, ma me ne accorsi solo dopo 10 minuti. Nell’uscire vidi che il ragazzo biondo non c’era più, ma prima o poi gli avrei parlato.

Che il LoganStore  non facesse per me ci impiegai pochissimo a capirlo. Tablet, cellulari, auricolari, scaffali pieni di merda. La confusione era nauseante, insostenibile, mi fiondai subito verso il cassiere, non potevo restar lì dentro ancora per molto.
“Ispettore Montag, polizia di New York city”
“Ancora?”
“Beh si poche storie amico, mi racconti quello che sa”
“Come ho già detto ai vostri colleghi, questo tale se n’è stato buono buono per un bel pezzo, esattamente là infondo in quell’angolino, poi è venuto barcollando verso il bancone, sembrava ubriaco, ha gridato: HEIMAT HEIMAT HEIMAT ! poi è uscito, e sono tornato a lavorare”
“Esattamente dov’era stato tutto il tempo?”
“Madonna, gliel’ho già detto, lì, dove vede scritto  -Sol-“
Capii solo allora come aveva fatto a resistere dieci minuti in questo posto di merda. In quell’angolino non passa mai nessuno, i due corridoi fermano prima, e bisogna superare un altro scomparto prima di arrivarci.
Guardai gli scaffali, pieni di non so che cosa, e per un attimo cercai il senso della vita. Improvvisamente vidi tutto in bianco e nero, poi di nuovo a colori. C’era un dvd a terra, piuttosto grande, uno di quelli da serie tv. “Heimat” era il titolo. Ecco cosa intendeva la vittima, o meglio, Stefano. Le inquadrature tornarono in bianco e nero, aprii il Dvd, c’era un biglietto: “Non mi ucciderai, non mi ucciderai, non ho fatto niente, è tutto nella tua mente”. Il bianco e nero divenne seppia, e sentii il bisogno di uscire.
La pioggia batteva forte sui capelli delle ragazze, i cantanti di strada avevano appena imparato a suonare, e io stavo cercando un assassino, ma ridevano tutti, nessuno sembrava triste o preoccupato di essere trovato, riconosciuto, schedato, incarcerato.
Nemmeno i lampioni si spegnevano senza motivo.
Via Aion era particolarmente sorprendente. Le scale mobili di “Infinity”, il negozio di abbigliamento, mi fecero perdere 13 minuti e mezzo di tempo. Le luci di Natale facevano cagare come sempre.
Cominciai a entrare in viuzze a caso, aspettando.  Aspettavo qualcosa, ma non di trovare il colpevole. Piuttosto volevo incontrare lei. Erano mesi che cercavo in tutti modi di vederla, di parlarci anche solo un attimo, di guardarla negli occhi. Mi stavo distruggendo per una che fra l’altro era fidanzata, una stronza, oltretutto. Ma aveva degli occhi da paura, cupi come Darkwood, surreali come un racconto di Chesterton, e poi era bella, si, era bella.
“Sei fottuto, amico” disse bloccando ogni mio sogno, un ragazzo, sui 17, biondo, lo stesso di St.Marie, spuntando da non so bene dove. Scomparve subito anche lui, come il prete, nella sua stessa ombra, senza lasciarmi il tempo di capire, di rispondere.
Un’armonica in sottofondo rendeva l’agonia più lancinante. Non avevo uno straccio di prova, un indiziato, un indizio, un colpevole, ero solo innamorato.
Mi avvicinai alla vetrina della libreria “SLZ”, la stessa dell’omicidio. L’effetto seppia svanì definitivamente, i colori visti così cominciavano a non avere senso, come tutto. Quando giocavo a calcio con mio cugino non avevo mai freddo, solo voglia di fare goal, solo voglia di divertirmi. L’infanzia è una tanto dolce cosa?

“Peter!” una voce di donna investì il mio niente.
Era lei. Era fottutamente lei. La cosa mi terrorizzò. Paradossalmente era l’ultima persona che mi aspettavo di incontrare. Feci finta di non sentire.
“Peter!”
Mi girai fingendomi sorpreso. Porca troia. Era stupenda. Aveva i capelli bagnati dalla pioggia, la pioggia, cazzo, mi ero completamente dimenticato che stesse piovendo.  Non riuscivo a parlare.
“Peter che ci fai qua?”
Peter, che cazzo ci fai qua? Ma che cazzo ci faccio qua? Ti aspettavo, che domande.
“Nulla, cioè niente, tu?
“Stavo aspettando Stefano”
Ecco. Ogni volta che ci incontravamo doveva ribadirlo, a tutti i costi, che era fidanzata. Ti odio. Mi ami?
“Mi aveva detto che sarebbe andato in chiesa per le confessioni, passato al LoganStore per un Dvd, e poi ci saremmo visti qua, davanti alla vetrina della SLZ, ma qui ci sei solo tu”.
Certo che ci sono solo io, amore mio. Non sono mica qua per caso. Io sapevo tutto. Sapevo tutto.  Ho incontrato Stefano proprio ieri. Abbiamo parlato di te. Gli ho detto che ti avevo rapita, che solo se avessi fatto quello che dicevo saresti rimasta in vita. Gli ho detto io di fingersi ubriaco in chiesa, cosa dire al negozio di elettronica, di farsi trovare nel bagno della SLZ.
L’ho fatto perché non era giusto che io soffrissi così, perché sbagliavo sempre strada negli ultimi tempi, perché non mi ricordavo mai in che cazzo di via abitassi, perché mio cugino si era trasferito a San Francisco.
Gli appartamenti a New York sono un buon investimento, ma viverci da solo è uno schifo. Dai vieni  con me, io ti amo davvero.  Io nei tuoi capelli sono morto troppe volte, io mi sento poeta, adesso.
L’effetto seppia tornò a riprendersi i miei occhi, e avevo freddo.
La guardai negli occhi, come fosse stata l’ultima volta che la vedessi nella mia vita. Erano le 21 di un giorno stupendo, la vita è dolce se glielo concedi.
Ora o mai più, dovevo baciarla, dovevo sfiorarle le labbra, dovevo.  La prima volta che l’ho conosciuta ero appena stato promosso a capo della sezione omicidi. Non smisi mai di pensare a lei, ogni cosa che facevo, che scrivevo, che vivevo, che soffrivo. Ora potevo realizzare i sogni di giornate intere a non far nulla.
Questa era la fine delle trasmissioni scadenti, l’inizio della prima serata.
Era tutto come avevo progettato, un film perfetto, un capolavoro letterario: era il finale che volevo io.
“è stato lui” disse un ragazzo sui 17, biondo, spuntando dalla sua ombra.
“Cosa?”  chiese lei confusa
“Ti dico che è stato lui, Montag, a uccidere Stefano Mariani”
Il ragazzo sui 17, biondo, estrasse una pistola.
“Chi è Stefano Mariani?“ gridò lei.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

*

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>