Togli gli ultimi respiri ai piccioni del parco e poi ti abbatti sulla mia antenna televisiva. Il generico sentore di umidità è qualcosa di metafisico, qualcosa che ti senti nelle ossa ma che sta fuori. C’è tutto un profumo di legno bagnato che ricorda quelle hutte austriache con tutti i volantini turistici ben disposti sul bancone in legno.
Ma ti ricordi quando aspettavamo insieme i temporali? Abbracciati da qualche parte, sui balconi dei condomini di Mozzo. Ai tempi non ti avrei mai chiesto da fumare. Ogni macchina che passa è terribile, ogni macchina che passa è un tuono: niente lampi, solo flash di reflex Canon sotto il palco del Druso. È tutta una messa in scena, un evento a cui ho risposto “Forse parteciperò”.
Ai tempi era diverso. Eravamo un po’ più stupidi e ci divertivamo con gli articoli della costituzione, usavo ancora l’ombrello. Usavo ancora la sintassi. Tu sarai da qualche parte lontanissimo e non ci penserai neanche che adesso, proprio adesso, io sono qui a fare le mie cose. Ad aspettare di essere tutto bagnato. Perché tu non sei altro che un temporale. Non farci troppo caso.
Incredibilmente non ha ancora iniziato a piovere, ci sono solo grossi rumoreggiamenti sovietici e lampioni pallidi. Ho letto di qualcuno morto di malattia ‘stamattina. Aveva l’etá che dovresti avere tu adesso, tu non puoi essere di sicuro. Tu non sei altro che un temporale.